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Una tomba per le lucciole

Il film Una tomba per le lucciole (1988) di Isao Takahata narra le vicende di due fratelli (Seita di 14 anni e la piccola Setsuko) che, durante un bombardamento aereo americano nel ‘45, perdono la casa e poco dopo anche la loro madre, rimasta mortalmente ferita. Solo Seita è informato del decesso e decide di non dirlo a Setsuko. Il padre è un ufficiale dell’esercito navale, chiamato già da tempo a combattere nel conflitto mondiale e che quindi non può venire in loro aiuto. Seita decide così di recarsi con Setsuko da una zia paterna, per ottenere un po’ di ospitalità, ma senza informarla della morte della madre. Solo dopo qualche giorno, Seita rivela alla zia che sua madre è morta, provocando stupore nella donna. Col tempo la convivenza diviene sempre più difficile e la zia decide di vendere il kimono della madre di Seita e Setsuko per ottenere del riso. Il gesto sconvolge Setsuko e non lascia indifferente nemmeno Seita, ma il peggio arriva dopo qualche giorno, quando la zia si rifiuta di fornire il riso ai due fratellini, dicendo: “Vi ho offerto un po’ di riso per qualche giorno e adesso pretendete che vi sfami per il resto della vostra vita?”
Non potendo scrivere ai parenti della madre perché non ne conosce l’indirizzo, Seita preleva da un conto corrente della madre 7.000 yen, senza dire nulla alla zia, che ormai lo rimprovera di continuo e non sopporta che Setsuko pianga sempre di notte. Esasperato, Seita lascia la casa della zia dicendole che andrà a vivere altrove e senza suscitare particolare preoccupazione nella donna, prendendo Setsuko e i loro oggetti personali per andare a stabilirsi in una grotta, cercando disperatamente di sopravvivere con ogni mezzo…
Ciò che qui ci preme sottolineare è come non sempre i legami famigliari possano agire da “ammortizzatore sociale” o da “rifugio sicuro” a una tragedia accaduta a dei parenti più o meno stretti. Di fronte a situazioni di forte difficoltà e/o di ristrettezza economica, all’interno di una famiglia possono formarsi fratture o attriti che potrebbero provocare anche conseguenze molto gravi. Il film rende quindi evidente allo spettatore, quanto sia ingenuo credere che la famiglia sia sempre il miglior rimedio a ogni genere di problema.
La difficoltà dello svolgimento delle tematiche trattate dalla pellicola, nonché l'accurata e meticolosa ricostruzione storica degli ambienti e dei costumi, fanno di essa uno dei vertici della produzione animata del cinema mondiale, accostabile per forza d'impatto emotivo sullo spettatore, cura della messa in scena, profondità di contenuti e cura nell'approfondimento psicologico dei personaggi, ai grandi capolavori del cinema italiano neorealista. Pellicole come Sciuscià (1946) e Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica, o Paisà (1946) e Germania anno zero (1948) di Roberto Rossellini, descrissero con coraggio e senza alcun timore, la reale drammaticità degli eventi che, durante la Seconda Guerra Mondiale o nell'immediato dopoguerra, colpirono le famiglie e in particolare i bambini.
Una tomba per le lucciole rende evidente come la grande tradizione del cinema neorealista italiano possa travalicare i confini del cinema dal vero per raggiungere, con risultati memorabili, anche il cinema d'animazione, formato non più da riprese in ambienti reali e da attori presi dalla strada, ma bensì da disegni e colori che riescono a riproporre, con grande fedeltà e intensità, le dolorose e commoventi vicende vissute dalla popolazione civile giapponese nel tragico periodo della Seconda Guerra Mondiale. Ad esse non si può e, soprattutto, non si deve mai restare indifferenti, poiché, anche a distanza di tempo e in luoghi e forme diverse, continuano a ripetersi e a colpire nuove famiglie.

Alessandro Montosi