Recensioni

Yattaman, il film

Sai che c’è di nuovo? C’è che guardando Yattaman – Il Film (2009) di Takashi Miike, quasi non ti accorgi di assistere a una pellicola con attori in carne e ossa. In passato tanti hanno provato a individuare il Santo Graal della perfetta riduzione dalla materia manga/anime facendone sontuosi film, anche visionari come Kyashan – La Rinascita (2004), o quanto meno fedelissimi all’originale per non incorrere nelle ire degli appassionati. Fate un po’ voi il conto: Dragon Ball, Dororo, Death Note, Gegege no Kitaro. Più tutti gli altri. Pure Rumiko Takahashi e Mitsuru Adachi hanno scomodato. Per non parlare dei numerosi manga da noi sconosciuti che transitano dall’altra parte dello schermo con estrema facilità. Per non parlare, infine, della voglia smodata che qualcuno ha di trasformare perfino Akira in super kolossal hollywoodiano.

Di parlare Takashi Miike in realtà non ha mai avuto gran voglia. Yattaman del resto è stata una patata bollente fin dalle prime battute, per ovvie ragioni; comprensibile quindi sentirlo spiegare che a questo film teneva molto più che ad altri: «Guardavo Yattaman quando ero un ragazzino. Anche se frequentavo già le superiori quando hanno trasmesso la prima serie in TV, mi appassionava moltissimo e quindi mi sono un po’ spaventato quando mi hanno chiesto di dirigere il film. Yattaman è famosissimo, specialmente per quelli della mia generazione, e credo che tutti lo ricordino con affetto. Volevo realizzare un bel film, che potesse divertire tutti, incluso me». Quindi rincara la dose: «Yattaman è una delle mie opere migliori, ma se devo evidenziare una particolarità rispetto ai miei film precedenti direi che è la presenza del pathos. Non è una semplice commedia e spero che presto le persone di tutto il mondo possano dire: ‘Hai visto Yattaman?’».

Accontentato. In Giappone, lo hanno visto in tantissimi. Yattaman è stata una delle pellicole di maggior successo con oltre 30 milioni di dollari di incasso (e altri 30 milioni all’estero) e la sua presenza ha catalizzato anche l’attenzione di un festival ormai navigato come il Far East Film Festival di Udine dove il film è stato il grande ospite dell’edizione 2009. Coraggiosa la società milanese Officine UBU ad aver voluto distribuire quest’opera nei cinema italiani a gennaio 2011, sperando nell’effetto nostalgia ma certa di avere fra le mani qualcosa di totalmente spiazzante. Soprattutto nei confronti della flottiglia di film asiatici che forse qui non vedremo mai, e che talvolta puntano su manga e anime come ricettacolo di storie e soggetti da portare al cinema, ma con meno carisma e passione di Miike. In questo caso occorre infatti fare i conti con un cult assoluto degli anime anni Settanta. Yattaman è una delle serie animate più longeve dello studio Tatsunoko (oltre cento episodi) e capitalizzata intorno alle avventure, metà buffe metà sfigate, di un originale trio di personaggi che gli animatori hanno in seguito clonato fino a esaurimento di idee. Salvo resuscitare proprio Yattaman, giusto l’altro ieri (era il 2008), con un nuovo anime che è piaciuto molto e ha rilanciato il merchandising originale. E come poteva essere altrimenti? Di fronte al trio Drombo, anche i sassi si emozionerebbero. O, restando fedeli alla mitologia interna della serie, costringerebbero un maiale ad arrampicarsi su un albero.

Sarebbe tuttavia scortese tralasciare coloro che nella serie e nel film fanno la differenza: Gan-chan e Ai-Chan, coadiuvati dal cane robot Yattacan, sono gli eroi trasformisti che diventano Yattaman 1 e 2 nel difficile (ma neanche tanto) compito di ostacolare le imprese e le ruberie del Trio Drombo. Dietro c’è per entrambi la ricerca spasmodica della pietra Dokrostone, sulla quale incombe l’ombra, la voce e l’onnipotenza distruttiva del misterioso Dottor Dokrobei. Avversario e nemesi che da solo aggiunge una nota di divertimento in più all’intera scorribanda di genialate messe in cantiere a suo tempo dagli animatori di Tatsunoko (la regia dell’anime era firmata Hiroshi Sasagawa, uno dei fedelissimi creativi dello studio).

Il film è esattamente ciò che Miike dice: l’omaggio di un appassionato verace, un superbo film d’azione tra stunt spericolati che hanno coinvolto in prima persona gli attori principali Sho Sakurai (Gan-chan) e Saki Fukuda (Ai-chan) e ironia surreale in stile manga. Le imponenti scenografie costruite negli studi di Tokyo si mescolano alle vie della capitale utilizzate per creare una parodia del quartiere Shibuya. E si mescolano pure alle numerose scene girate davanti a uno schermo verde. Ma Yattaman – Il Film è anche qualcosa di più e di inaspettato. A partire dai suoi magnifici interpreti che altrove, vestiti con tutine sadomaso, maschere a forma di teschio, tute da lavoro bianche, sarebbero apparsi mostruosamente kitsch o ridicoli. E invece nel mezzo capolavoro di Miike, essi sono l’altra metà del paradiso per veri fan in preda alla nostalgia. Perfino Yattacan, titano alto davvero cinque metri e mezzo, impressiona con la sua vociona, i marchingegni che custodisce al suo interno, le follie animalesche che – in una mirabile scena – lo portano addirittura a contatto diretto con la “Vergine di Ferro”, il robot del Trio Drombo che spara missili dal petto. Ogni allusione è puramente casuale, s’intende. O forse c’è lo zampino di quel folle di Miike.

E senza nulla togliere ai protagonisti, come resistere alla tentazione bionda della meravigliosa Miss Dronio interpretata dall’attrice Kyoko Fukada (una star da quelle parti, qualcuno la ricorderà in Ring 2)? Con il suo fisichino sexy e provocante riduce all’esasperazione i sottoposti Boyacki (Katsuhisa Namase) e Tonzra (Kendo Kobayashi): due attori comici che al pari del loro regista-anfitrione avrebbero venduto la madre pur di ottenere il ruolo. Poche le differenze rispetto all’anime, da cui il film preleva la storia della prima stagione televisiva; tanto il divertimento e la sensazione che presto o tardi Yattaman potrebbe tornare con un sequel. Nel frattempo Takashi Miike c’ha preso gusto e, dopo 13 Assassini del 2010, è partito con la produzione di Nintama Rantaro altro fiore all’occhiello della strampalata cultura anime e manga.

Il film è disponibile dal 9 marzo in dvd in un’edizione contenente la maschera in cartoncino del Trio Drombo da ritagliare e indossare, ma meno ricca rispetto all’edizione giapponese sotto il profilo dei contenuti extra: making of di 40 minuti, Fotogallery, Bozzetti del set, Filmografia di Takashi Miike e Catalogo Officine UBU.

Mario A. Rumor