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Approfondimenti

Sport, fatica e passione

Aprile è il mese in cui di solito riaprono le scuole giapponesi. E con esse i club sportivi che abbiamo imparato a conoscere attraverso i fumetti e le serie animate. Lo sport là è preso sul serio. Nelle mani di disegnatori e produttori televisivi è diventato un florido genere da sfruttare, tra consacrazione del gruppo e adempimento dei doveri agonistici. I drammi personali non mancano mai, lo sport aiuta a emergere dall’anonimato; talvolta, vedi Slam Dunk, c’è risata libera. Dalle 15 e 30 alle 17 e 30 centinaia di ragazzi dimenticano così di essere studenti per riscoprire qualcosa di sé. L’introduzione degli sport occidentali in Giappone ha radici lontane, in epoca Meiji (1868-1912) persone come Jigoro Kano, introdussero alcune discipline nelle scuole. A costo di sbiadire il ricordo delle arti marziali e dell’etica del samurai.
In fatto di sport i fumetti e l’animazione giapponese sono quindi dei veri campioni. Breve guida a un genere di successo.
 
Adachi, Mitsuru
Non è una disciplina, ma poco ci manca. Crea fumetti ambientati in licei affollati di sportivi. Predilige il baseball, con marcatura a vista di adolescenti, desiderio di affermazione e la morte come test supremo di crescita. I titoli del cuore: Prendi il mondo e vai (Touch), Questaallegra gioventù (Hyatari ryoko), Slow Step (sul softball femminile e il pugilato), il capolavoro Rough (sul nuoto), H2 e Cross Game (di nuovo il baseball). Parola ricorrente: Koshien, la finale del campionato studentesco che si tiene a Nishinomiya. Pur stando alla larga dai generi codificati dei manga, Adachi ha firmato anche uno shojo dal finale drammatico ambientato nel mondo del kendo: Yuhi yo Nobore!! (1980).
 
Atletica leggera
C’è Gambalist! Shun (1996), serie della Sunrise diretta da Hajime Kamegaki incentrata sul giovane Shun Fujimaki, la cui massima aspirazione è quella di conquistare la medaglia d’oro alle Olimpiadi.
 
Baseball
Introdotto nel 1873 e chiamato dagli studenti giapponesi “yakyu”, il baseball è lo sport prediletto, nonostante la concorrenza del calcio. Impazza a fumetti negli anni ’60 grazie a Ikki Kajiwara. Più efficace in Tv: Tommy la stella dei Giants (Kyojin no Hoshi, 1966) con il dualismo padre/figlio che perseguita il protagonista Hyuma Hoshi. Si inizia anche a parlare di “spokon mono”, cioè le “storie della tenacia sportiva” in cui tutto è sofferenza, impegno e fatica esistenziale. Kajiwara si farà sentire ancora in Samurai Giants (1973). Celebre per lo stile esagerato è Apatchi Yakyugun (1971) dove ad animare troviamo un eccelso Yasuo Otsuka.
Nippon Animation si lancia nella mischia con Mr. Baseball (Dokaben, 1976) dal fumetto in 48 volumi di Shinji Mizushima e il più famoso Pat la ragazza del baseball (Yakyuko no Uta, 1977) dello stesso autore. Tutto al femminile questo sport tornerà nel 1998 con la serie Princess Nine: meno realismo, più design accattivante. In versione grottesca c’è Il fichissimo del baseball (Ippatsu Kanta-kun, 1977) della Tatsunoko, con un Mamoru Oshii al debutto nella regia. Tra i nuovi arrivati il fumetto Ace of Diamond (2006) di Yuji Terajima, successone Kodansha. Ma per il pubblico giovanile degli anni ‘80, il baseball ha un solo nome: Prendi il mondo e vai (1985), soprattutto per il tormentone romantico della coppia Tatsuya-Minami. Il ragazzo proseguirà la sua ascesa nel baseball in Miss Lonely Yesterday (1998) e in Touch - Cross Road del 2001.
 
 
Basket
Chi dice basket dice Gigi la trottola (Dash Kappei, 1980) di Noboru Rokuda. Comico, sportivo e un po’ stonato rispetto ad altri virgulti dell’animazione (il protagonista è un tappo). Qualcuno potrebbe obiettare e dire Slam Dunk di Takehiko Inoue, fumetto di straculto, serializzato con successo anche in Tv. Qui comicità e agonismo vanno di pari passo. Più ferrati in materia i giovani di Dear Boys, fumetto di Hiromi Yagami. Tanta voglia di scherzare anche in I’ll (da Hiroyuki Asada), pieno di fascinosi giovanotti, ma rispetto a Slam Dunk è tutto un altro pianeta.
 
Boxe
Si va sul sicuro con titoli del cuore: Rocky Joe di Tetsuya Chiba, elogio dello sport e del riscatto sociale inseguendo il malinconico Jo Yabuki. Osamu Dezaki lo prende in custodia in Tv e al cinema seguendo la lezione di Kajiwara, quindi dramma allo stato puro: ricordate l’episodio della prima serie in cui non ottiene il “patentino” di pugile per la foga con la quale si avventa sull’avversario? Ecco, quel dramma allo stato puro. Di intimismo è intriso il bellissimo Forza Sugar (Ganbare Genki, 1980), regia di Rintaro, da un manga di Yu Koyama presto nelle fumetterie italiane. L’orfano Genki deve riscattare il ricordo del padre, e non solo quello, nonostante nonni iperprotettivi e rancorosi. Memorabile nella serie Tv l’addio da casa del protagonista, con i nonni in lacrime sotto le coperte. Di boxe s’è occupato Masami Kurumada in Ring ni kakero (1977). Uno dei personaggi ricorda fisicamente addirittura il signor Mishima di Forza Sugar. Amatissimo in Giappone è Hajime no Ippo, fumetto in 70 volumi di George Morikawa (che un po’ guarda a Jo Yabuki) e serie animata in oltre 70 episodi. Per acchiappare il pubblico sono bastati un paio di guantoni, molta ironia e sentimento. Alla boxe Dezaki tornerà con la serie di video B.B. – Burning Blood (1991, fumetto di Osamu Ishiwata), mentre Gisaburo Sugii, reduce dal successo di Touch, nello stesso periodo ha realizzato Nozomi Witches (1992) dal manga di Toshio Nobe, con uno stile grafico e temi che ricordano i personaggi di Adachi.
 
Calcio
Si potrebbe tentare uno scontro generazionale epico: da un lato il calcio giocato con tratto rozzo in Arrivano i superboys (Akakichi no Eleven, 1970) del solito Kajiwara; dall’altro il classico anni ‘80 Holly e Benji (Captain Tsubasa, 1983), firmato Yoichi Takahashi, che oltre a vendere milioni di copie, è anche il non plus ultra del calcio nipponico. Uno senza rivali. Ci hanno provato in tanti a spodestarlo: Palla al centro per Rudy (Ganbare Kickers!, 1985, quasi un clone), Aoki Densetsu Shoot! (il titolo italiano è improponibile) per Toei Animation, e Inazuma Eleven dal videogioco Nintendo.
 
Ginnastica artistica
Disciplina ideale per lo shojo, da noi è celebre Hilary (Hikari no Densetsu, 1986) di Izumi Aso. Il fumetto racconta diffusamente tale passione, la serie Tv si ferma a un blando ottimismo di facciata senza raccontare però cosa accadrà alla protagonista. Succedeva spesso nel passaggio fumetto-anime. La regia fu affidata a un esperto di romanticismo, Tomomi Mochizuki, il che spiega tutto. Gli appassionati ricordano le evoluzioni di Minami in Prendi il mondo e vai, personaggio tra i più amati di Adachi. Lo shojo è appendice utile per parlare di danza: Swan, fumetto di Kyoko Ariyoshi del 1976, dominata dalla tenacia della protagonista. Le eleganti linee grafiche dello shojo si sposano a meraviglia con le figure in movimento, come vediamo fare alla ballerina di Lovely Mari-chan (1988) di Kimiko Uehara. Per tornare allo sport, da ricordare almeno The Cherry Project (1991), sul pattinaggio artistico, di Naoko Takeuchi che della Uehara è ammiratrice.
 
Judo + Kendo
È ancora Jigoro Kano a rivoluzionare vecchie convenzioni sociali, portando il judo e il kendo negli istituti scolastici di fine XIX secolo. L’etica del samurai senza spada (dal 1876 è vietato portarle) si rigenera negli sport in cui occorre usare le mani. Tatsuo Yoshida della Tatsunoko Pro. è il primo a interessarsene: la serie Judo Boy (Kurenai Sanshiro, 1969) ha un impianto realistico e l’ambientazione starebbe bene in un film con moderni samurai. Per riderci su, Yoshida produrrà Ugo re del judo (Inakappe Taisho, 1970). Kajiwara si presenta all’appello con Judo Sanka (1974), storia di una judoka costretta a rinunciare allo sport che ama. Diventata madre, scoprirà che il figlio ha ereditato la sua stessa passione. Naoki Urasawa ha fatto il botto grazie a Yawara!, 1992, in arrivo per Panini e anime televisivo tra i più amati dalla rivista giapponese “Animage”; mentre un classico sul kendo è Io sono Teppei (Ore wa Teppei, 1977) di Tetsuya Chiba e serie di Nippon Animation che al solito non prosegue più in là di qualche volume del fumetto. In coda qualcosa anche sul sumo: sempre Chiba è autore di Notari Matsutaro (1973).
 
Pallavolo
Una per tutte, tutte per una. Potrebbe essere il motto delle pallavoliste nipponiche: Mimì e la nazionale di pallavolo (Attack n. 1, 1968), Mimì e le ragazze della pallavolo (Ashita e Attack, 1977) che nulla centra con l’opera di Chikako Urano, Mila e Shiro due cuori nella pallavolo (Attacker You, 1984). Qui lo spokon è micidiale: allenamenti disumani, tanti sacrifici per il bene della squadra, sentimenti a rischio. Più che sport, pratica militare in progress.
 
Tennis
Jenny la tennista (Ace wo nerae!), dal fumetto di Sumika Yamamoto, è l’omaggio più celebre al mondo del tennis. Sport e sentimenti li tonifica la regia di Dezaki, come sempre con una netta differenza tra la serie Tv e il film del 1979. Le racchette riaffiorano anche in alcuni episodi di Maison Ikkoku (1986), più come esaltazione di uno status sociale che vero agonismo (l’allenatore chic Mitaka contro lo studente sfigato Godai). Negli ultimi anni un posto al sole se l’è ritagliato Il principe del tennis di Takeshi Konomi, promosso in Tv nel 2001.
 
Automobilismo
F – Motori in pista (1988) va ad aggiungere gas all’automobilismo animato. Ma ci sono un sacco di classici: Falco il superbolide (1976), Grand Prix e il campionissimo (1977) e Supercar Gattiger (1977), uno dei nostri preferiti grazie alla canzoncina dei Superobots. In America adorano da quel dì Speed Racer (1967) della Tatsunoko. Automobilismo anche in Lupin III, prima e seconda serie.
 
Ciclismo
Lo abbiamo apprezzato nel bellissimo Melanzane – Estate andalusa (2003) di Kitaro Kosaka, ex animatore Ghibli. Specialità che piace ai giapponesi: Katsuhiro Otomo se n’è occupato in alcune illustrazioni apparse sul volume Kaba 2, mentre allo Studio Ghibli è diventato sport aziendale nei weekend di primavera. Altro titolo ciclistico da ricordare è Over Drive, fumetto di Yasuda Tsuyoshi.
 
Uomo Tigre
Come dimenticare la lotta libera negli anime? Al vertice c’è lui: Tigre, eroe mascherato sul ring, amico degli orfani (Naoto Date sei un mito). Il classico Tv datato 1969 appartiene alla coppia Ikki Kajiwara e Noboru Kawasaki, e il manga è atteso prossimamente nella riedizione Planet Manga. Alle animazioni i migliori disegnatori Toei, tra cui Kazuo Komatsubara. Il seguito si intitola Uomo Tigre II(1981), bello ma di un’altra epoca.

(A cura di Mario A. Rumor)
(Immagini: © tutti i diritti riservati)

 
 
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L'Uomo Tigre

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Mimě e la nazionale di pallavolo

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Ransie la strega

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