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Press - 2004

Dal mondo fluttuante ai manga

HeraMagazine: Dossier (Sabtato, 3 Gennaio 2004)
Fabio Massi

Dai maestri dell’Ottocento degli ukiyoe ai disegnatori dei mitici eroi in ferro e acciaio come Goldrake, Mazinga e Jeeg Robot

Un viaggio alla scoperta delle origini dei fumetti e dei cartoni animati giapponesi che hanno segnato un’epocaUn tempo era considerato passatempo per bambini, oggi rappresenta un intrattenimento culturale per un pubblico sempre più vasto, di ogni età e di qualunque estrazione sociale. E' il fenomeno dei fumetti giapponesi, i manga, che hanno letteralmente invaso l'Italia da 30 anni a questa parte, registrando uno sviluppo straordinario. Ma quanto conosciamo degli autori di questi eroi, del lavoro dei disegnatori, di ciò che sta dietro a un grande successo? Pare che forme antesignane dei manga, fossero dimise addirittura nel Giappone del 1200, in cui il monaco buddhista Toba usava disegnare immagini satiriche, ritraendo animali in atteggiamenti umani. L'origine ufficiale degli odierni fumetti nipponici, tuttavia, si fa risalire alla fine del XVIII secolo, nel pieno del periodo Tokugawa o Edo (1615-1867), epoca in cui il Giappone registra importanti cambiamenti sociali: la classe guerriera (i bushi o samurai) e quella agricola subiscono gravi difficoltà economiche a causa del severo sistema di tassazione vigente, al quale il ceto mercantile (la nostra borghesia) era esonerato, perciò i commercianti si arricchiscono sempre di più e, non dovendo partecipare attivamente alla vita politica, si trovano ad avere parecchio tempo libero. Ecco che nelle città proliferano divertimenti di ogni sorta nei cosiddetti "quartieri di piacere" pensati e realizzati per la classe mercantile. Proprio le scene di vita popolare quotidiana nei teatri, nei bordelli, nelle case da tè divengono il soggetto di una nuova forma artistica: gli ukiyoe, letteralmente "pitture del mondo fluttuante", cioè di quell'universo effimero e fuggevole in cui la nuova società amava immergersi. Il prossimo 7 febbraio al Palazzo Reale di Milano, sarà possibile vedere molto da vicino circa 500 opere realizzate dai più grandi pittori di quest'arte: Moronobu, Harunobu, Utamaro, Hokusai, Hiroshige, Kuniyoshi. Ukiyoe. Il mondo fluttuante, organizzata da Arthemisia e curata da Gian Carlo Calza, è una mostra che non si limita a presentare soltanto uno stile artistico o un periodo storico, ma definisce attraverso le sue immagini quella profonda trasformazione culturale che la società giapponese interpretò a cavallo dei secoli XVIII e XIX. Tornando ai fumetti, pare che il termine manga (composta da due ideogrammi cinesi: man "divertente" e ga "immagine") sia stato coniato nel 1814 proprio dal più celebre maestro degli ukiyoe, Katsushika Hokusai, per indicare alcuni suoi disegni ironici, satirici e disimpegnati, anticipando molti degli aspetti più tipici del fumetto moderno. Fino agli anni '40 del secolo scorso, i manga sono rimasti pressoché invariati ed erano basati perlopiù su vignette e strisce satiriche su quotidiani e riviste, ma gli autori, ispirandosi ai disegnatori a stelle e strisce, ben presto cominciano a utilizzare sia la nuvoletta per i dialoghi (in gergo speech baloon) sia i riquadri per contenere le varie scene. Il risultato di questa nuova concezione originale è un libro a fumetti pubblicato nel 1947, La nuova isola del tesoro (Shin Takarajima), ispirato al romanzo di Stevenson, che registrò un successo clamoroso: vendette quasi 400.000 mila copie. Il disegnatore di questo capostipite della famiglia dei manga, era un giovanissimo Osamu Tezuka (scomparso nel 1989), poi diventato il maestro per eccellenza, noto come "l'imperatore dei manga", il quale, in oltre 40 anni di carriera, ha rivoluzionato il genere conquistando pari dignità di forme artistiche più quotate. «Tra gli anni '50 e '60  ci spiega Germano Massenzio, illustratore, fumettista, appassionato ed esperto conoscitore del mondo dei manga e degli anime  - Tezuka comincia a disegnare un successo dietro l'altro, come Kimba il leone bianco (che verrà copiato senza pudore dalla Walt Disney nel 1994 con l’uscita del Re Leone), Capitan Jet, Astroboy, la Principessa Zaffiro». Quest'ultimo personaggio è il primo esempio di shojo manga, cioè fumetti destinati principalmente al pubblico delle ragazzine, in contrapposizione con gli shonen manga, pensati per gli adolescenti di sesso maschile. Sulla scia di Tezuka, nella seconda metà degli anni '60, cominciano a proliferare autori molto originali, quali Shotaro Ishinomori creatore di Cyborg 009, Tetsuya Chiba ideatore di Rocky Joe, e soprattutto i fratelli Kazuhiko e Teruhiko Kato, noti con lo pseudonimo di Monkey Punch, disegnatori del ladro gentiluomo più famoso di tutti i tempi: Lupin III (correva Fanno 1967). «I '70 sono gli anni in cui il Giappone sforna i grandi robot  - continua Massenzio - che faranno impazzire i ragazzi di tutto il mondo, noi italiani compresi, abituati ai supereroi americani in carne e ossa, come Batman o l'Uomo Ragno, oppure ai tentativi italiani come Corto Maltese e Tex. Dalla matita di Go Nagai escono Mazinga Z, il Grande Mazinga e Ufo Robot Grendizer, meglio noto come Goldrake, le cui serie televisive invadono il mercato europeo, rivoluzionando completamente il concetto di cartone animato». Nel 1978, infatti, in Italia la RAI comincia a trasmettere le fantastiche avventure degli eroi di ferro e acciaio che combattono il cattivo di turno a suon di magli rotanti o di alabarda spaziale. Nel giro di pochi anni le prime televisioni commerciali captano immediatamente il valore di questi anime (il termine giapponese traslitterato dall'inglese animation per indicare i cartoni animati sia per il piccolo che per il grande schermo) e, uno dopo l'altro, sfilano non soltanto i mitici robot, ma tanti altri personaggi pensati per il mercato europeo. Ricordiamo l'indimenticabile Candy Candy, il primo esempio di soap opera animata, Heidi, Remì, Ryu il ragazzo delle caverne, l'Ape Maga, Hurricane Polimar, Lady Oscar e tantissimi altri. «Il successo in Italia di tutti questi anime conclude Massenzio - oltre che all'assoluta perfezione dei tratti e alla bellezza delle storie, si deve anche alle sigle di testa e di coda, cantate da interpreti del panorama della musica leggera nostrana, come Riccardo Zara, Claudio Maioli o Nico Fidenco. Queste sigle sono rimaste così a fondo nella mente di tutti che capita spesso di sentirle suonare persino nelle discoteche, accompagnate da cori entusiastici di persone di tutte le età. Inoltre, la divulgazione di tutti questi eroi giapponesi si deve anche  a diverse case italiane: Yamato, Shin Vision e Dynamic per ciò che concerne gli anime, Starcomics e Planet Manga per i fumetti su carta». Un discorso a parte, infine, merita Hayao Miyazaki, che lo scorso anno ha guadagnato l'Oscar e il Leone d'Oro a Venezia con La città incantata ed è famoso in tutto il mondo, ma fino a dieci anni fa pochi sapevano che lo Studio Ghibli, la casa di produzione da lui fondata, aveva sfornato capolavori di animazione come la serie televisiva di Heidi, il lungometraggio Lupin III, il castello di Cagliostro, le serie il lungometraggio Lupin III, il castello di Cagliostro, le serie Conan, il ragazzo del futuro, i film Nausicaa della valle del vento, II mio vicino Totoro, La principessa Mononoke.

 

 
 
 
 
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