Press - 2001

Formidabili quei cartoon

Panorama (Giovedì, 16 Dicembre 1999)
Gianmaria Padovani    

Riabilitazioni Mazinga & C
Violenti e superficiali? Per difendere i sequel nipponici arriva un saggio di 500 pagine.

Due aprile '78: poco prima delle 19 alcuni milioni di bambini italiani siedono davanti a Raidue. La loro vita sta per cambiare. L'incipit di un disaster movie? No, semplicemente quel giorno, a quell'ora, in Italia andò in onda la prima puntata di Goldrake. Una silenziosa rivoluzione aveva inizio. Negli anni successivi quegli stessi bambini, oggi tra i 25 e i 35 anni, furono travolti dalla passione per i cartoon giapponesi, tecnicamente «anime». Candy Candy, Lady Oscar, Jeeg robot d’acciaio: la tv lanciava nuovi eroi che venivano da una cultura lontanissima.
Se i padri avevano avuto Walt Disney e gli zii l’italianissimo Topo Gigio, per i figli ci furono Actarus, Capitan Harlock e decine di personaggi usciti dalla matita di autori del Sol Levante. Oggi un esponente della Goldrake generation, Marco Pellitteri, 25 anni, futuro sociologo, ha dato alle stampe un saggio di 500 pagine: Mazinga nostalgia (Castelvecchi), in cui analizza gli anime in tutti i loro aspetti: codici espressivi, generi, analisi della regia.
Il libro deve far ricredere chi sparla del «robottone». «E ricucire lo strappo tra noi, che amiamo Mazinga, e i nostri genitori, detrattori dei cartoni giapponesi» dice Pellitteri. Il saggio ribatte ai luoghi comuni che condannano la superficialità di Candy Candy o la violenza di Mazinga Z. Gli anime, invece, affrontarono per primi temi scottanti senza ridurli a gag. «Pensate a Remi: un trovatello costretto a fare l'artista di strada per sopravvivere» dice l'autore. La generazione «pane e Giappone» non si è traviata con i sequel nipponici. Oggi è fatta di professionisti nostalgici. Che quando rivedono in tv Hiroshi trasformarsi in Jeeg rivivono l'infanzia. E magari decidono di scrivere un saggio.

Che cosa ti manga?
I fumetti tra collezionismo e feticismo

Manga: il termine fu usato per la prima volta dal pittore Hokusai, vissuto in Giappone nell'800. Significa «disegno buffo» e oggi indica i fumetti di autori di culto: Ikeda Ryoko, per esempio, che nel '72 disegnò Lady Oscar, grande successo, poi in tv. Il popolo dei manga è fatto da ragazzi (per loro ci sono i «shonen manga») e ragazze (che leggono i «shojo manga») tra i 10 e i 20 anni. Ci sono generi per tutti i gusti. In Italia, dove i manga sono arrivati dieci anni fa, i più ricercati sono quelli stampati da Granata: Gundam, I cavalieri dello zodiaco e Lady Oscar.