News - maggio 2010
Ritorna Superobot 28
Col quel suo naso a punta e lo sguardo immobile e fisso, il colosso di metallo Tetsujin 28 è un cimelio della storia dei robot giganti di manga e anime che non puoi dimenticare. Verrebbe da dire: un robot per ogni stagione. E la creazione del disegnatore Mitsuteru Yokoyama (Babil Junior, Sally la maga) pubblicata su “Shonen” a partire dal 1956 non fa eccezione, considerato il clima storico e politico che si portava dietro e raccontava. Non soltanto un “pezzo di ferro” guidato dal piccolo Shotaro, ma il rimasuglio di un armamento bellico che – dopo il trattato di pace firmato con gli Americani – sul suolo giapponese neanche dovrebbe esistere. Tranne che nella fantasia. Esiste nel 1955 come simbolo di una tecnologia distrutta sotto i bombardamenti degli Alleati, ma riattivata dall’innocenza di un ragazzino che, così facendo, ripara le colpe del padre – tra coloro che durante la Seconda guerra mondiale crearono Tetsujin 28. Oggi il suo cuore batte per scopi pacifici e umanitari. E siccome i cattivi non muoiono mai, la Terra ha bisogno di eroi, ingombranti e impacciati nei movimenti fin che si vuole, ma comunque indispensabili.
Da quel dì, Tetsujin 28 non è stato più soltanto un fumetto di Yokoyama ma anche serial radiofonico e popolare telefilm dal vero prodotto da Nippon TV nel 1960 con gli attori Shoichi Naito (il piccolo Shotaro) e Yoichiro Mikawa (il professor Shikashima). Un fenomeno che l’anime in bianco e nero ha poi amplificato. La storia continua: nel 1980 Tokyo Movie Shinsha si lancia in una seconda stagione di quella serie, la realizza ovviamente a colori e la propone al pubblico con un mecha aggiornato. Pure Shotaro ripone nell’armadio la cravatta e la giacca a quadri del tempo che fu per indossare un più confortevole look da teenager giapponese degli anni Ottanta. Il resto non cambia più di tanto.
La corazza di Tetsujin 28 è messa a lucido e il suo nome da queste parti diventa Superobot 28. Un classico che ritorna in DVD e che offre ai fan l’occasione di riscoprire una serie piuttosto avvincente e in linea con l’euforia robotica di quegli anni. Quando cioè un colosso di metallo, con o senza pilota, edulcorava gli interminabili conflitti ai danni dei giapponesi (i più sfigati sul piccolo schermo, sempre minacciati da avversari in vena di apocalisse) e riportava i personaggi in prima linea con le loro debolezze, l’esaltante gusto della vittoria e il desiderio di somministrare pace universale. La gestione anni Ottanta di Superobot 28 vede alla regia un veterano come Tetsuo Imazawa (Moby Dick 5), il mecha di Minoru Maeda (Touch) e una particina di Hayao Miyazaki – all’epoca dipendente scontento di Tokyo Movie Shinsha – in veste di disegnatore dell’episodio numero 8. Vedere per credere.
Imazawa ci riproverà ancora nel 1992 con Tetsujin 28 Go-Fx. Invece i risultati migliori li troviamo nella serie del 2004 portata sul piccolo schermo da un esperto come Yasuhiro Imagawa (Giant Robo), autore tre anni più tardi di un film, Tetsujin 28 – Hakuchu no Zangetsu (2007). In mezzo a tale florilegio di metallo da combattimento, il buon robot di Yokoyama ha pure ripreso le “fattezze” dal vero con un film di Shin Togashi: Tetsujin 20 – The Movie (2005). Se poi anche quel geniaccio di Mamoru Oshii ha annunciato di voler mettere mano a questo indimenticabile classico, beh, ne vedremo sicuramente delle belle.
Mario Rumor
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