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News - dicembre 2010

Il nuovo film dello Studio Ghibli

E così alla fine Kokuriko-zaka Kara sarà il prossimo film prodotto dallo Studio Ghibli. Qualche sospettoso sito di fumetto c’era arrivato mesi fa, ragionando su quella frase (“Consigliato da Hayao Miyazaki”) apparsa la scorsa estate sulla fascetta della ristampa giapponese di questo shojo manga della coppia Chizuru Takahashi (testi) e Tetsuro Sayama (disegni). Di nuovo un fumetto per ragazze. Dopo Mimi wo sumaseba (1995), si ripropone per Miyazaki un dilemma che egli affronta a ogni presentazione: può uno shojo sostenere il peso di un film di animazione? Una questione che lo coinvolge a metà, visto che il film sarà interamente diretto dall’adorato figliolo Goro con il quale ha avuto da ridire nel 2006 circa il suo debutto nell’animazione con I racconti di Terramare (un film né bello né brutto. Solo un film). Sarà un caso, o acida diplomazia tutta nipponica, ma pare che al giovane regista sia stato recapitato un messaggio “di incoraggiamento” alquanto sibillino in merito a questa sua seconda prova che suona come una fucilata, dopo la “fortuna del dilettante” che aveva contraddistinto Terramare. Non è un segreto, del resto, quanto Goro sia più affabile con Isao Takahata e il suo cinema appartenente a una galassia intellettuale che non è di paparino. Il quale forse per bilanciare gli equilibri, figura ancora una volta come burattinaio occulto, autore del progetto che firma come sceneggiatore assieme a Keiko Niwa, già in Terramare. Contrassegnare in veste semi ufficiale le recenti opere Ghibli e rafforzare così la presa sul botteghino e il mercato estero, potrebbe rivelarsi tuttavia un’arma a doppio taglio per il sessantanovenne regista. Sia per ragioni meramente autoriali  (diversi mensili italiani di cinema hanno attribuito a Miyazaki la regia di Karigurashi no Arrietty, anziché a Hiromasa Yonebayashi), sia per ragioni imprenditoriali considerata l’allucinante notizia circolata in primavera sulle precarie condizioni economiche dello Studio Ghibli. Eppure già lo scorso novembre, forte dei miliardi di yen incassi da Arrietty, Miyazaki stesso aveva presieduto un gran consiglio di guerra, pianificando con il produttore Toshio Suzuki i prossimi cinque anni: tre in mano ai giovani talenti dello studio, due a vecchie cariatidi come lui e Takahata (già: ma che fine hai fatto?), comprensivo di quel chiacchierato sequel a Porco Rosso.

Il fumetto di Takahashi e Sayama è antiquariato di classe rispetto a Mimi wo sumaseba, serializzato sulle pagine di “Nakayoshi” nel 1980 (da gennaio ad agosto) e raccolto successivamente in due volumi. Fa parte di quelle letture estive che Miyazaki-senior fece, in assenza di quotidiani e televisioni, in famosa località montana che, galeotta, servì su un piatto d’argento la futura realizzazione di Mimi wo sumaseba, appunto. L’autore di Kokuriko resta in primis Chizuru Takahashi, che è originario di Osaka e nel 1975 venne assunto da Kodansha per dare una mano (una penna) ai giovani disegnatori della rivista “Nakayoshi”. Su Amazon-Giappone o Cd Japan l’altro suo titolo segnalato è sicuramente lo shojo Let’s Smile Meg. Il fumetto era fuori commercio ormai da anni, prima di ricomparire a luglio in una nuova edizione per Kadokawa Shoten con appunto la fascetta rivelatrice. Va detto che la trama è molto bella e pittoresca. Kokuriko è ambientato infatti a Yokohama nel 1963 e racconta la storia di una giovane studentessa del secondo anno delle superiori, Komatsuzaki, con madre fotografa sempre in giro per lavoro e padre pescatore che non ha più fatto rientro al porto con la sua barca. Proprio per tale ragione, la ragazza ogni mattina si reca al porto per issare le bandierine di segnalazione, credendo di essergli in qualche modo d’aiuto: un appiglio e una speranza di vederlo tornare a casa. Il tema non è nuovo. Proprio nello stesso periodo “Nakayoshi” ospitava il manga Hello Spank, della coppia Shun’ichi Yukimuro (testi) e Shizue Takanashi (disegni), che raccontava una storia simile (l’adolescente Aiko Morimura attende fiduciosa il ritorno del padre disperso in mare con il suo yatch, e intanto conosce il cane bizzarro Spank). Coincidenza di non poco conto, soprattutto notando tra i due lavori un design molto simile.

Il nuovo film Ghibli sarà prevedibilmente diverso dal manga originale. Una consuetudine dello studio che sembra in tutto e per tutto un escamotage a uso e consumo di chi lavora dietro le quinte. Quel ghibli-touch che consente di approfondire, aggiungere, deviare dalla strada principale per raccontare “altre” storie. Sebbene Miyazaki-senior abbia garantito di non fare irruzione nel lavoro del figlio (ne dubitiamo), proprio lui ha fatto notare l’importanza dell’anno 1963, che non solo fa da sfondo alla pellicola ma precede di poco la celebrazione delle Olimpiadi di Tokyo del ’64. Un evento da giubilo nazionalpopolare per gli infaticabili giapponesi che coincise con il baby boom, il fenomeno delle nascite record in Giappone, dovuto principalmente alla vertiginosa crescita economica del Paese (il ’63 peraltro è un anno importante pure per lo stesso Miyazaki dal momento che fu assunto in aprile dalla Toei Doga). Avere Yokohama come set principale di Kokuriko è emblematico: la poesia dei paesaggi, com’è prevedibile che sia in una pellicola Ghibli con la collina del titolo dalla quale si vede il mare, dovrà per forza di cose confrontarsi con la questione dell’inquinamento ambientale di cui è stata protagonista per anni: la sozzura di fiumi e mare, lo smog e il ricordo lontano di quell’incidente di Minamata che resterà impresso nella testa di Miya-san fino all’ideazione di Nausicaä e del suo “mare della putrefazione”.

Fortificante una protagonista come Komatsuzaki. I primi bollettini dal fronte animato parlano infatti di una ragazza dal cuore d’oro alla quale è riservato l’incontro con un ragazzo importante. Anche qui le mezze frasi e le intenzioni degli autori lasciano intendere qualcosa di più seducente rispetto al manga. Al tema del ritorno si affiancano tutte le esperienze che la ragazza è destinata a vivere per crescere, con i consigli studenteschi (molto vicini alle turbolente manifestazioni di cui Miyazaki stesso è stato protagonista in gioventù), il giornale della scuola, piccoli segreti custoditi e quell’aria vagamente sognante e ispirata per le signorine di questa e di passate generazioni che il regista ha catturato nel poster di presentazione. L’unico segno del passaggio della sua penna sul progetto di Goro. Prendi nota, giovane Miyazaki: potrebbe perfino trattarsi di indottrinamento al rovescio per non farti sbagliare strada. Di sicuro Komatsuzaki è un altro personaggio femminile della scuderia Ghibli che dirà il fatto suo a quanti lo accusano di fare gli stessi film.

Se il vecchio Miyazaki se ne sta prudentemente dietro il sipario, i riflettori se li è goduti tutti come sempre il produttore Toshio Suzuki. La presentazione del film, che pare in avanzata fase di storyboard, è avvenuta negli uffici della Toho, a Tokyo. Si son fatti parecchi nomi, oltre a quello di Goro. Per esempio la cantante Aoi Teshima (I racconti di Terramare) tornerà a prestare la sua voce al tema musicale della pellicola. Colonna sonora affidata invece a Satoshi Takebe (Romeo x Juliet), mentre pare confermato Katsuya Kondo al character design del film. Un gradito ritorno dopo il lavoro svolto su Ponyo. Le grandi manovre Ghibli non finiscono qui. L’occasione si è infatti rivelata propizia per il lancio dei Blu-ray di Laputa e Tonari no Yamada-kun e per l’annuncio della presenza del cortometraggio Yadosagashi in una serie di manifestazioni culturali a New York, il prossimo anno. Fedele alla sua funzione di portavoce ufficiale, Suzuki ha ricordato ai giornalisti l’amicizia che lo lega alla scrittrice per bambini Rieko Nakagawa (che ha ispirato il corto Kujiratori proiettato al Museo Ghibli). Probabile, anzi di più, che uno dei prossimi film sarà tratto da una delle sue opere. Forse quel Guri to Gura, di cui si parla dal 1995 e che Miyazaki-senior sogna di realizzare da tempo.

Mario A. Rumor
© 2011 Chizuru Takahashi-Tetsuro Soyama - GNDHDDT

 
 
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