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News - luglio 2012

Cobra: come trovai l’amore nello spazio

A chi altri potevi domandare, nei primi anni Ottanta, di realizzare un anime tratto dal fumetto cult di Buichi Terasawa, Cobra, se non a Osamu Dezaki? Yutaka Fujioka, pace all’anima sua, era il presidente più felice del mondo: sotto la sua abile mano lo studio Tokyo Movie Shinsha continuava a godere di un momento fortunato che durava almeno dal 1977, l’anno in cui erano accaduti due fatti rilevanti. Uno, Lupin III era tornato in televisione con il “shin” davanti. Le nuove avventure di Lupin furono infatti quanto di più desiderabile un colosso come TMS potesse desiderare in termini di ascolti. Superlativi. E due: il regista dai lunghi capelli mossi, con giganteschi occhiali da sole sul volto, Osamu Dezaki, faceva diventare un hit internazionale il letterario Remì. Poi verrà tutto il resto, da L’isola del tesoro (1978) alla seconda parte di Lady Oscar (1980). Impossibile non rilevare su piccolo e grande schermo anche Cobra. Soprattutto tenendo conto di quanto Dezaki aveva fatto neanche un anno prima con il gran finale di Rocky Joe: pubblico in delirio, ascolti record. Prima che Miyazaki diventasse qualcuno, la star era lui. Felicemente maritato, in chiave artistica, al fido Akio Sugino.

Pubblicato nel 1977 il fumetto di Terasawa aveva per protagonista questo pirata della spazio bon viveur, un ricercato bello biondo e dal naso importante (ispirato secondo tradizione al volto dell’attore Jean Paul Belmondo, autentico scavezzacollo del cinema francese) con psychoarma al posto di un braccio. Per un figaccione come lui le donne stravedevano e Terasawa non si è mai tirato indietro, disegnando splendidi esemplari di femmine in vesti succinte, come piaceva all’immaginario maschile dopo l’arrivo di Barbarella di Roger Vadim. E pensare che l’antesignano di Cobra era proprio una donna, Stigma 45, protagonista dell’omonimo manga breve che già aveva regalato una certa notorietà al suo autore. Anche in quel caso un’arma “non convenzionale” prendeva posto sul braccio. Gli è andata di lusso a Terasawa perché in quegli anni Star Wars divenne il successo planetario che sappiamo, facendo risorgere la fantascienza dalle sue ceneri. Ma al Giappone dei cartoni animati, George Lucas aveva ben poco da insegnare visto che la science fiction, con o senza robot, figlia delle fanterie nello spazio di Robert Heinlein e riflessiva alla maniera di Philip K. Dick, continuava a viaggiare spedita per la sua strada.

Nell’anno di grazia 1982, lo stesso di Blade Runner (coincidenza?), TMS offre quindi a Dezaki la direzione di un lungometraggio dedicato a Cobra, per saggiare le reazioni del pubblico e partire a fine anno con una serie televisiva. Il soggetto rimescola le tante avventure a fumetti del protagonista e lo catapulta in un’avvincente odissea nello spazio, dove tenterà di aiutare tre bellissime sorelle opponendosi al criminale Crystal Boy: lo scheletro ambulante più cattivo dell’universo. Avventura, amore e spiritualità trovano in Cobra – Il film il cocktail perfetto per sorprendere gli appassionati. Fin dalle prime battute, che sembrano un omaggio ai duelli dei film western (e a questo pensava Terasawa quando disegnò il suo fumetto), si assiste all’invasione di campo del buon Dezaki, il quale non solo portò in dote tutto il ben di dio che ce lo ha fatto amare (split screen, luce incidente a illuminare lo schermo, slow motion, eccetera), ma rilesse a modo suo il personaggio aggiungendo malinconia e sfrontata ironia. Il suo tocco da maestro si nota già nei titoli di testa, molto simili alla studiata arte del disegno che rese magnifico l’opening de L’isola del tesoro (di nuovo su musiche di Kentaro Haneda). In Cobra, qualcuno lo avrà notato, Dezaki fece lavorare il suo pupillo Yoshio Takeuchi in veste di assistente alla regia e questo spiega perché nelle versioni internazionali del film i credits lo indicano come direttore generale. La cosa si ripeterà anche nella serie Tv, vista per ora soltanto in Francia (dove è amatissima al pari di Ulisse 31), nella quale Dezaki affiancò di nuovo l’allora giovane animatore, portando sullo schermo i primi otto volumi del manga. In televisione Cobra è più rigoroso, segue un ordine più ragionato nella disposizione delle puntate e del climax, per non confondere lo spettatore con tutti gli scenari e i personaggi del mondo inventato da Terasawa. Dezaki diede un finale tutto personale alla serie, chiusa a 31 episodi, mentre il fumetto proseguì fino al 1985.

In Francia sono stati anche più fortunati perché nel frattempo hanno già potuto ammirare Cobra – The Animation (2008), l’anime televisivo e serie di Oav che si voleva di nuovo affidare a Dezaki e Sugino, e invece finita nelle mani del suo creatore originale, Terasawa appunto, e allo staff di animatori dello studio Magic Bus (in pratica, ancora Dezaki, visto che è stato fondato assieme al fratello Satoshi).

Ma il cuore è sempre lì. Nello spazio nostalgico del Cobra cinematografico. Un film che visto all’epoca della sua uscita in Vhs nel 1992 (chi scrive, ancora custodisce quella videocassetta come un tesoro) fece conoscere a molti per la prima volta il genio di Osamu Dezaki. Fortunato chi c’era. E infatti, subito dopo arrivò il cupo Golgo 13. Altro personaggio di un autore, Tatsuo Saito, che Dezaki adorava e che ricompenserà sul grande schermo con un film unico, come se ne vedono pochi.

Mario A. Rumor
© Buichi Terasawa / A-Girls rights - TMS

 
 
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