Editoriale - gennaio 2013
Pen, una rivista tutta da scoprire
Una rivista tutta da scoprire se siete di passaggio a Tokyo o in una qualunque altra grande città del mondo. Passiamo dai libri alle riviste giapponesi. Con una importante precisazione: la rivista che stiamo presentando non è affiliata a manga e anime. Non è periodico espressamente creato per gli otaku o gli appassionati diciamo così… moderati. Anzi forse neanche sa cosa siano gli otaku. La sua unica preoccupazione è quella di spostarsi a passo sicuro nel mondo degli oggetti, delle cose, delle sensazioni, delle emozioni e dei desideri che solleticano parte o quasi tutta la nostra esistenza. Il periodico si chiama Pen. Sottotitolo: “with New Attitude”. Sottotitolo che di forza accostiamo a un verso della canzone Vogue di Madonna, dove tutto era stile, grazia e immagine. Lo pubblica l’editore Hankyu Communications due volte al mese (esce il primo e il giorno 15), che a dispetto del nome è assai poco disinvolto nella comunicazione (soprattutto con gli spregevoli gaijin) ed è un peccato perché morivamo dalla voglia di sottoporre a interrogatorio qualcuno della redazione.
Se ci doveste chiedere: okay, ma di cosa parla questa benedetta rivista e a chi è indirizzata?, come minimo ci coglierebbe un filino di panico. Un gemello europeo o in lingua inglese, sul momento non ci viene in mente. Italiano manco a parlarne. Però tenete a mente la storia di Vogue, perché questa superba rivista in lingua giapponese, che naturalmente non disdegna sontuose pagine pubblicitarie, sembra proprio un inno a ciò che è più di moda (magari per un mese soltanto, un anno, un decennio: collezionatela e lo saprete). O meglio: una esaltazione del top in fatto di architettura, illustrazione, arte, cinema, automobilismo, oggettistica di lusso ma anche no. Più molto altro. Guardatevi intorno e otterrete la risposta: Pen è una rivista glamour che racconta ciò che fa tendenza, non solo in Giappone ma anche nel resto del mondo come Berlino, Copenhagen o Milano.
A qualcuno verrà il mar di mare tra troppi inglesismi, però l’impressione che le oltre 150 pagine di cui è composto il magazine restituiscono è la seguente: sei cool, allora queste pagine ti glorificheranno. Cerchi un designer hot? Ecco un servizio di tutto rispetto dedicato a Tokujin Yoshioka. I dinosauri si sono estinti? Ma va là, non per noi di Pen, che siamo capaci di sfornare un dossier da collezione meglio di quanto non farebbe il National Geographic. Pure ai morti dedicano la copertina e le pagine interne: il numero con uno dei nostri attori prediletti, Steve McQueen, era in sopraffino bianco e nero. E spesso anche agli italiani meritevoli è riservata più di una colonna.
Bene. Si dà il caso che il numero 315 di Pen, lo scorso anno, abbia dedicato la copertina a Lupin. Il Lupin ovviamente più recente, quello della serie Lupin The Third - Mine Fujiko to iu onna, perché se già avete visto l’anime diretto da Sayo Yamamoto avrete indovinato, oltre la sua aura sensuale e provocatoria, un corollario artistico e figurativo da galleria d’arte moderna. La copertina d’accordo. Il bello viene quando sfogliate il magazine e arrivate a pagina 28. Qui inizia un mega dossier di quasi settanta pagine interamente costruito su questa icona pop chiamata Rupan Sansei, e quindi degna di essere celebrata lì. Si parte, ovvio, dagli affari televisivi più vicini del signor ladro per poi immergersi in un gratificante viaggio indietro nel tempo tra immagini a tutta pagina e grigliata mista di illustrazioni di Monkey Punch, foto del disegnatore o di Yasuo Otsuka e Masaaki Oosumi: il tutto sostenuto da testimonianze, curiosità, dettagli significativi sulla carriera manga e anime del personaggio.
In definitiva un numero da collezione (niente paura: da qualche parte su Amazon sono sopravvissute alcune copie).
Non è certo la prima volta che Pen si occupa di cose giapponesi che piacciono tanto a noi. Due copertine se l’è guadagnate Ultraman, l’anno scorso ci sono finiti i Cyborg 009 del nuovo film di Production I.G diretto da Kenji Kamiyama.
Ma il numero su cui disperatamente vorremmo tanto mettere le mani ha il sapore d’altri tempi. Si intitola Otona no Tame no Fujiko F. Fujio (ottobre 2012) e, l’avrete capito leggendo, è dedicato al maestro dei fumetti giapponesi, autore di Doraemon, Esper Mami e tanti altri. Insomma dei giapponesi si può dire tutto e il contrario di tutto, ma quando si industriano a confezionare libri e riviste fanno vedere di che pasta sono fatti. Libri e riviste pubblicate senza aiutini da parte dello Stato per un pubblico che legge moltissimo. Noi, come indicano queste amabili righe, restiamo sempre a guardare…
Mario A. Rumor