di Mario A. Rumor

 

Mantiene il titolo d’appartenenza all’epoca in cui i primi film animati giapponesi arrivarono in Italia, La grande avventura del piccolo principe Valiant, ma dietro questa baldanza da fiaba antica in realtà si nasconde il primo film diretto da Isao Takahata: Taiyo no Oji – Hols no Daiboken (1968). Pellicola che ovviamente non raccontava di nessun Valiant, ma del giovane Hols. Un ragazzo coraggioso, costretto a lasciare la terra in cui è nato per ritrovare le sue origini e costruirsi una vita assieme a nuove persone. Nel corso del suo viaggio si imbatte nel malvagio Grunwald, un demone del ghiaccio che opprime una comunità di pescatori. Quando Hols corre in loro aiuto, incontra anche una misteriosa ragazzina di nome Hilda, la quale nasconde un drammatico segreto.

 

Il lungometraggio prodotto da Toei Doga nel 1968 dopo aspri conflitti aziendali, mancanza di soldi e ritardi nella lavorazione, potrebbe perfino sembrare un’altra delle produzioni per ragazzini che lo studio realizzava in quegli anni, convinta che qualche canzoncina e simpatici animaletti danzanti potessero dirottare il pubblico più giovane nelle sale. Hols ha invece il vantaggio di essere il prodotto artistico dei sindacati capeggiati da Takahata e da un giovanissimo Hayao Miyazaki. Per tale ragione pagò uno scotto altissimo, sia in termini di popolarità (minima almeno fino alla riscoperta avvenuta nel 1983), sia in termini di incassi. Dietro questa veste formale, si cela al contrario un solido capolavoro del cinema animato. Un’opera volutamente matura e complessa nella trama e nelle evoluzioni psicologiche dei personaggi. Gli animaletti parlanti ci sono, ma stanno al gioco introspettivo di Takahata. Col senno di poi gli appassionati ci ritrovano la cura per il dettaglio, le animazioni ricercate e il taglio cinematografico della coppia Takahata-Miyazaki. Da recuperare assolutamente, anche se nell’edizione Dvd Yamato viene a mancare uno dei punti nodali del film, ovvero il formato in cinemascope grazie al quale colori e movimenti di macchina risaltavano magnificamente sullo schermo.

 

 

(Tratto da Fumo di China n. 210)