Editoriale - dicembre 2013
Ricordando Nagahama San, in attesa di rivedere Daltanious
Con i suoi occhiali da impiegato, il pizzetto e l’impeccabile giacca a quadretti minuscoli, la valigetta nera in un angolo della scrivania, Tadao Nagahama (1932-1980), quarant’anni fa l’avreste preso per un diligente uomo da ufficio. Invece era uno dei più richiesti e interessanti registi del periodo migliore degli anime televisivi. La situazione è particolare, ma occorre riavvolgere il nastro della memoria per rivederlo nel suo ufficio impegnato a lavorare a Versailles no bara (i primi diciotto episodi, 1979). Alle spalle ci sono bozzetti del personaggio principale, alcune illustrazioni a colori con madamigella Oscar in atteggiamento marziale, qualche disegno che ritrae i luoghi storici della Francia pre-rivoluzionaria e scorci del palazzo di Versailles. In altre istantanee del periodo o è seduto alla scrivania o sta accanto a un proiettore per il controllo finale dell’episodio, con il kyakuhon (sceneggiatura) in mano. Questo succedeva in un numero della storica rivista “Animec”, con Lady Oscar in copertina. Mentre in alcuni numeri di “Animage”, sempre fine 1979, il regista sorride al fotografo mentre discute delle prime puntate di Berubara, lasciando più spazio a una giovane Michi Himeno, intervistata come autrice (assieme a Shingo Araki) del design dei personaggi e della sigla di testa. La Himeno sembra una scolaretta. Anzi: è proprio una scolaretta, ma di incredibile talento.
Nella stessa pagina non si può fare a meno di notare un riquadro con due supercattivi di alcune serie robotiche che il nostro Nagahama aveva diretto poco prima di Oscar: Combattler V (1976) e Vultus 5 (1977). Ma lì il chara design era opera di un artista, Yuki Hijiri, che oggi preferisce essere menzionato per Locke the Superman. In realtà Hijiri aveva seguito soltanto le indicazioni fornitegli da Nagahama in presenza del produttore Toei di allora, Takashi Iijima, e dello sceneggiatore Yoshitake Suzuki in una speciale riunione indetta in un edificio a Shinjuku. Soltanto dopo aver introdotto una veloce storyline della serie a cui si andava lavorando (si trattava di Combattler), Nagahama passò ai nomi dei personaggi principali e alla descrizione di come dovessero apparire in televisione. Il resto del lavoro lo eseguirà magnificamente Akihiro Kanayama (classe 1939), ex animatore Mushi passato a lavorare in Sunrise collaborando a quel “Nagahama Roman Robo Shirizu” che diede vita a tre serie robotiche indimenticabili (Combattler V, Vultus 5 e Daimos) cui si aggiunse di striscio Daltanious nel 1979. Tutte serie andate in onda su Tv Asahi che Toei Terebi affidò a Nippon Sunrise, e che avevano una peculiarità: la doppiatrice Miyuki Ueda nelle parti femminili principali.
Nel 2012 Kanayama ricorderà il periodo passato accanto a Nagahama in una intervista doppia con l’animatore Kazuhiro Ochi (classe 1962) nel volume Ima dakara Katareru 70 Nendai AnimeHiwa – Tv Manga no Jidai (Yosensha) con illustrazioni realizzate espressamente dal disegnatore che ritraggono il Principe Sirius di Vultus 5, la bella Erika di Daimos e il principe Kento di Daltanious.
Il soggetto di tutte le serie era firmato Saburo Yatsude, nome d’arte di un collettivo della Toei, ma l’idea generale l’aveva concepita Nagahama. Stufo di assistere alle solite serie robotiche con duelli sterili che chiudevano ogni episodio, egli decise di approfondire il lato psicologico di protagonisti e avversari alieni. Sperava di raccontare al pubblico le ragioni che spingevano gli invasori a conquistare la Terra, talvolta infilando temi ancora attuali come il pregiudizio (vedere chi ha le corna in Vultus 5 e chi no) o indagando i rapporti di sangue tra l’eroe e i suoi avversari. Prima che Yoshiyuki Tomino s’inventasse Gundam e il dramma trasportato nello spazio, Nagahama arrivò in anticipo con intuizioni formidabili e un romanticismo di base che non era presente in prodotti televisivi destinati più che altro a vendere giocattoli e modellini.
Come regista lo si ricorda essenzialmente per tre ragioni: le serie robotiche, la regia della prima parte di Lady Oscar e il lavoraccio che lo accompagnò in Francia durante la realizzazione di Ulysses 31, una serie Tv che arrivò al traguardo e alla messa in onda con notevoli ritardi e non poco stress per il regista. Che infatti morì all’improvviso nel 1980. Tadao Nagahama, il cui debutto avvenne nel 1968 come regista di alcuni episodi di Tommy la stella dei Giants, era in realtà artista a tutto tondo che ci sarebbe piaciuto conoscere ancora e meglio. Per esempio: subito dopo l’università cominciò a lavorare per il teatro dei burattini, era all’incirca il mese di luglio del 1953. I colleghi del teatro lo chiamavano Nagahama-kun, sia per la giovane età sia per la timidezza che lo caratterizzava sul lavoro. Quella cultura teatrale gli sarà però utilissima nel passaggio cruciale al più banale mondo delle serie animate. Dove riscattò a modo suo l’idea di spettacolo e di pubblico. Il suo contributo fu fondamentale. Non più Nagahama-kun, ma un signor Regista che rivaleggiava con le teste di serie dell’epoca: Rintaro, Dezaki, Tomino, Masami Hata e Gisaburo Sugii.
(Mario A. Rumor)