News - febbraio 2008
Belfagor č tornato
C’è fantasma e fantasma. Chi non conosce quello “del palcoscenico”, maledetto e romantico con aria da musical, celebrato in teatro e al cinema (dall’epoca del Muto fino a Brian De Palma e, giusto l’altro ieri, al bel film con Emma Rossum del 2004)? C’è un fantasma “galante” – come nel lavoro di René Clair – e forse orde di fantasmi sanguinari, malandrini o soltanto giocherelloni. La lista è lunga.
Fra tutti loro, colleghi metafisici e ingegnosi personaggi celati dietro lenzuoli e mantelli, uno dei più famosi si aggira (ancora?) per i saloni del Museo del Louvre, ombra sinistra molto prima del frusciante saio dell’albino Silas in Il codice Da Vinci. Occhio agli angoli bui, tenete sempre con voi una torcia per illuminare ogni sussurro e i bisbigli lontani. Perché con il rintocco della mezzanotte, le ombre prendono vita dal passato.
Tutto questo per dire: bentornato Belfagor! Il famigerato e famoso fantasma del Louvre, autore di brividi televisivi e, prima ancora, cinematografici e letterari che ancora non ha perso il suo smalto popolare.
Chi ha una certa età difficilmente potrà dimenticare lo sceneggiato scritto e diretto da Jacques Armand e Claude Barma nel 1965, le cui sei puntate furono trasmesse con incredibile successo a partire dal 15 giugno sul Secondo Programma RAI (le ultime due invece finirono sul Programma Nazionale). Negli anni si sono succedute repliche, si sono raccolti gli episodi in videocassetta e oggi – sempre con indubitabile seguito da “belfagorite” – anche in DVD: espediente tecnologico che dovrebbe tranquillizzare perfino coloro che non erano ancora nati ma possono rivedersi l’intero sceneggiato e il film del 1927 comodamente seduti sulla poltrona di casa.
I più esperti sapranno invece che lo sceneggiato rimandava a un romanzetto scritto negli anni ’20 da monsieur Arthur Bernède (1871 – 1937), un popolare scrittore di pièce teatrali e romanzi che intuisce in pieno le potenzialità del cinema (nato da pochi anni, nel 1895), per il quale scriverà quasi una ventina di lavori, collaborando ovviamente all’adattamento del suo più fortunato personaggio nel film in quattro parti di Henri Desfontaines.
Nel romanzo Belfagor, ovvero “Il fantasma del Louvre” (pubblicato in patria nel 1927 dall’editore Tallandier), assistiamo alle indagini di Jacques Bellegarde, giornalista del Petit Parisien, ossessionato dal mistero del fantasma apparso improvvisamente nella sala delle “Divinità barbariche” al Louvre, il 17 maggio 1925. Mistero che vuole ad ogni costo risolvere. Tra omicidi, sparizioni e l’intervento prodigioso del “re dei detective” il signor Chantecoq, alla fine le più logiche deduzioni porteranno a una clamorosa soluzione del caso.
Per la prima volta il romanzo Belfagor giunge finalmente in traduzione italiana, grazie a Yamato edizioni. Il volume in uscita in questi giorni in libreria e in fumetteria (300 pagine, euro 19,90) è arricchito dalle illustrazioni del disegnatore Corrado Roi (Dylan Dog, Martin Mystère).