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Non solo violenza nei cartoni animati giapponesi

Io Donna (Nr. 2 1997)

Aldo Grasso ha scritto che i fumetti giapponesi sono dannosi. Silvia Vegetti Finzi ha scritto che nei «cartoni animati non si cerca di battere l'avversario sportivo ma di ucciderlo». Sono una ragazza di 16 anni e vorrei cercare di obiettare a queste affermazioni: 1) dire che tutti i cartoni giapponesi sono dannosi è offensivo, specie per gli appassionati che ne conoscono pregi e difetti. 2) Non è vero che lo sportivo cerca di "uccidere" l'avversario. C'è competizione ma non più che nella vita. 3) Cartoni violenti come Ken il Guerriero in Giappone sono trasmessi solo la sera tardi, per adolescenti e non per bambini. 4) Saitor Moon sarebbe un buon prodotto se qualche anima pia della Mediaset non lo avesse maciullato con censure, cambiamenti e dialoghi inventati. 5) I bambini, a tre, quattro anni, dovrebbero mangiare, dormire ed essere coccolati, non guardare la tivù.Eleonora Calli (Roma)

Sono d'accordo con lei: non si può mai generalizzare. Ci sono fumetti e fumetti, come ci sono romanzi e romanzi. Lei aggiunge, nella lettera, che frequenta una scuola di fumetti e sta cominciando a «capire quanto lavoro vi sia dietro un semplice cartoon». Come sempre, quando ci si addentra in un mestiere e se ne studiano i meccanismi, si impara a distinguere e giudicare con criterio. Senza la conoscenza il giudizio rimane astratto e teorico. È bello che lei, a 16 anni, abbia imparato questa difficile verità che molti non riescono ad apprendere neanche da persone mature.